dante alighieri – vita nova 19. vede perfettamente…

Dante Alighieri – Vita Nova 19
Vede perfettamente onne salute… (sonetto)

Vede perfettamente onne salute
chi la mia donna tra le donne vede;
quelle che vanno con lei son tenute  
di bella grazia a dio render merzede.
E sua bieltate è di tanta vertute,
che nulla invidia a l’altre ne procede,
anzi le face andar seco vestute
di gentilezza, d’amore e di fede.
La vista sua fa onne cosa umile;
e non fa sola sé parer piacente,
ma ciascuna per lei riceve onore.
Ed é ne li atti suoi tanto gentile,
che nessun la si può recare a mente,
che non sospiri in dolcezza d’amore.

(canta jorge teles)
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dante alighieri – vita nova 17. io mi senti…

Dante Alighieri – Vita Nova 17
Io mi senti’ svegliar dentro a lo core… (sonetto)

Io mi senti’ svegliar dentro a lo core
un spirito amoroso che dormia:
e poi vidi venir da lungi Amore
allegro sì, che appena il conoscia,
dicendo: “Or pensa pur di farmi onore”;
e ‘n ciascuna parola sua ridia.
E poco stando meco il mio segnore,
guardando in quella parte onde venia,
io vidi monna Vanna e monna Bice
venire inver lo loco là ‘v’io era,
l’una appresso de l’altra maraviglia;
e sì come la mente mi ridice,
Amor mi disse: “Quell’è Primavera,
e quell’ha nome Amor, sì mi somiglia”.

(canta jorge teles)
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dante alighieri – vita nova 16. dona pietosa…

Dante Alighieri – Vita Nova 16
Donna pietosa e di novella etate… (canzone)


   Donna pietosa e di novella etate,
adorna assai di gentilezze umane,
ch’era là ‘v’io chiamava spesso Morte,
veggendo li occhi miei pien di pietate,
e ascoltando le parole vane,
si mosse con paura a pianger forte.
E altre donne, che si fuoro accorte
di me per quella che meco piangia,
fecer lei partir via,
e appressarsi per farmi sentire.
Qual dicea: “Non dormire”,
e qual dicea: “Perché sì ti sconforte?”
Allor lassai la nova fantasia,
chiamando il nome de la donna mia.
Era la voce mia sì dolorosa
e rotta sì da l’angoscia del pianto,
ch’io solo intesi il nome nel mio core;
e con tutta la vista vergognosa
ch’era nel viso mio giunta cotanto,
mi fece verso lor volgere Amore.
Elli era tale a veder mio colore,
che facea ragionar di morte altrui:
“Deh, consoliam costui”
pregava l’una l’altra umilemente;
e dicevan sovente:
“Che vedestù, che tu non hai valore?”
E quando un poco confortato fui,
io dissi: “Donne, dicerollo a vui.
Mentr’io pensava a la mia frale vita,
e vedea ‘l suo durar com’è leggiero,
piansemi Amor nel core, ove dimora:
per che l’anima mia fu sì smarrita,
che sospirando dicea nel pensero:
– Ben converrà che la mia donna mora. –
Io presi tanto smarrimento allora,
ch’io chiusi li occhi vilmente gravati,
e furon sì smagati
li spirti miei, che ciascun giva errando;
e poscia imaginando,
di conoscenza e di verità fora,
visi di donne m’apparver crucciati,
che mi dicean pur: -Morra’ti, morra’ti.
Poi vidi cose dubitose molte,
nel vano imaginare ov’io entrai;
ed esser mi parea no so in qual loco,
e veder donne andar per via disciolte,
qual lagrimando, e qual traendo guai,
che di tristizia saettavan foco.
Poi mi parve vedere a poco a poco
turbar lo sole e apparir la stella,
e pianger elli ed ella;
cader li augelli volando per l’are,
e la terra tremare;
ed omo apparve scolorito e fioco,
dicendomi: – Che fai? Non sai novella?
Morta è la donna tua, ch’era sì bella.
Levava li occhi miei bagnati in pianti,
e vedea, che parean pioggia di manna,
li angeli che tornavan suso in cielo,
e una nuvoletta avean davanti,
dopo la qual gridavan tutti: Hosanna:
e s’altro avesser detto, a voi dire’lo.
Allor diceva Amor: – Più non ti celo;
vieni a veder nostra donna che giace. –
Lo imaginar fallace
mi condusse a veder madonna morta;
e quand’io l’avea scorta,
vedea che donne la covrian d’un velo;
ed avea seco umilità verace,
che parea che dicesse: – Io sono in pace. –
Io divenia nel dolore sì umile,
veggendo in lei tanta umiltà formata,
ch’io dicea: – Morte, assai dolce ti tegno;
tu dei omai esser cosa gentile,
poi che tu se’ ne la mia donna stata,
e dei aver pietate e non disdegno.
Vedi che sì desideroso vegno
d’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede.
Vieni, ché ‘l cor te chiede. –
Poi mi partia, consumato ogne duolo;
e quand’io era solo,
dicea, guardando verso l’alto regno:
– Beato, anima bella, chi te vede!
Voi mi chiamaste allor, vostra merzede”.

(canta jorge teles)
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